Giochi di strada.

Quante volte si è giocato in strada. Nel cortile di casa e nelle campagne intorno, sbucciandosi le ginocchia oppure un gomito. Le sudate e le risate. Le scoperte e le conferme di un'infanzia fatta di pietre, terreno, asfalto, alberi e sabbia. Le risse dopo le discussioni perchè quel pallone è entrato tra i due cumuli di pietre, oppure no. Le "esplorazioni" tra le stradelle in campagna con la bicicletta. I primi sorrisi con le ragazzine, che raramente ricambiavano ("i maschi, brutta razza" e così: "femminucce!"). Quando bastava così poco per divertirsi: qualche biglia di vetro colorato in un sacchetto e un buco qualsiasi per terra, un pallone (che puntualmente si forava sulle piante o il vicino, infastidito dagli schiamazzi, tagliava...), un elastico, un chiodo e una mazza di scopa. Quando ci si difendeva. Quando si attaccava. Quando i giochi, lì in strada, restavano giochi.
Che restino semplici giochi.
Onest.
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